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“Ovunque tu vada, vacci con tutto il tuo cuore”

Situato nella città di Himeji-shi nella prefettura Hyogo-ken, il castello di Himeji è conosciuto anche come il nome di Shirasagijo (che letteralmente significa: “Airone Bianco”) per via del colore bianco brillante che ricopre la struttura.
Inserito nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità dal 1993, assieme al Nagoya-jō e al Ōsaka-jō rappresenta i Sanmeijo (三名城 ovvero i più importanti castelli dei Tokugawa-shi). Mentre con il Kumamoto-jō e il Matsumoto-jō rappresenta i più visitati del Giappone. Imperdibili se volete viaggiare in Giappone.

Il complesso si trova nel centro della città di Himeji-shi sulla collina di Himeyama è comprende una rete di 83 edifici (tra cui depositi, cancelli, corridoi e torrette). Da est a ovest, la struttura ha una lunghezza da 950 a 1.600 m invece da nord a sud ha una lunghezza compresa tra 900 e 1.700m mentre la sua superfice copre un’area di 233 ettari (circa 2.330.000 m²). Il giardino attuale fu costruito per commemorare il 100° anniversario della municipalità della città di Himeji-shi nel 1992 ed è chiamato Kōko-en.

 

Storia del castello

Il castello fu progettato durante l’epoca Muromachi-jidai (1336-1573): nel 1346 Akamatsu Norimura pianificò la costruzione del castello sulla collina di Himeyama. Nel 1580 Toyotomi Hideyoshi si impossessò del castello e Kuroda Yoshitaka costruì una torre di tre piani a scopo difensivo. Dopo la Sekigahara-no-Tatakai (una battaglia nel 1600) Tokugawa Ieyasu assegnò il castello a Ikeda Terumasa che iniziò un progetto di espansione durato 7 anni al termine del quale l’edificio raggiunse la forma che in gran parte è quella conservatasi fino ai giorni nostri (mentre l’ultima grande struttura fu costruita nel 1618).
Himeji-jō fu uno degli ultimi possedimenti dei Tozama Daimyō fino alla fine del periodo Edo-jidai (1603-1868) al termine del quale il nuovo Governo Imperiale mandò un esercito per prendere possesso del complesso. Durante il secondo conflitto mondiale, la città di Himeji-shi subì molti danni, ma fortunatamente il complesso non riportò danni sostanziali e nel 1956 iniziò un lavoro di restauro architettonico. Fu sottoposto ad altra opera di restauro a partire dall’ottobre del 2010 e terminata nel marzo del 2015 che ha reso necessaria la chiusura in sequenza di alcune aree interne e l’installazione temporanea di impalcature esterne.

 

L’edificio e la struttura

La daitenshu (ovvero la torre centrale) è alta circa 46 metri, insieme alle kotenshu costituisce il corpo centrale del castello. Il primo piano del torrione principale ha una superficie di 554 m², a volte è chiamata Washitsu-tatami-san-hyaku-san-jū (che letteralmente è la stanza dei 330 tatami) ed è presente una rastrelliera per armi, chiamata bugukake. Il secondo piano ha una superficie di 550 m² mentre il terzo è di 440 m² infine il quarto piano è di 240 m². Il terzo e il quarto piano sono provvisti di ishiuchidana, una struttura difensiva da dove si poteva osservare o lanciare oggetti contro i nemici. Ci sono inoltre piccole stanze chiuse, chiamate mushakakushi dove i difensori potevano nascondersi e cogliere gli invasori di sorpresa.
Himeji-jō presenta diverse feritoie dette sama, a forme varie, da dove si poteva attaccare senza esporsi. Oggi ci sono circa 1.000 sama, inoltre sono presenti anche ishi-otoshi-mado (finestre a goccia di pietra che sono posizionate in diversi punti del castello).
Il complesso includeva tre fossati (quello esterno oggi è sepolto). I fossati hanno una larghezza media tra i 20 m e 34 m ed una profondità di 2,7 m circa. All’interno del complesso è presente sangoku-bori (uno stagno di 2.500 m²) inoltre sempre all’interno del fossato, erano presenti 33 pozzi (oggi ne rimangono 13). Nel complesso del castello sono situati dei koshikuruwa numerosi magazzini dove si poteva immagazzinare riso, sale e l’acqua in caso di assedio. Mentre i gēto (cancelli) e i beirī (bastioni) del complesso erano organizzati in modo tale da confondere le forze nemiche, originariamente vi erano 84 porte, 15 delle quali erano intitolate al sillabario giapponese Ro, Ha, Ni, Ho, He, To, ecc. (ろ、は、に、ほ、へ、と).

 

Le leggende legate al castello

Il castello di Himeji-jō è associato a numerose leggende. La più famosa e triste è senza dubbio Okiku-no-Yūrei-to-Kyū nella quale si racconta della giovane Okiku, che dopo aver salvato il proprio daimyō da una cospirazione, viene ingiustamente accusata del furto di uno dei 10 piatti preziosi di cui era la custode e finisce per essere punita proprio da colui che aveva organizzato la congiura. La ragazza verrà poi torturata, uccisa e gettata nel pozzo del castello. Il suo fantasma vagherà disperato ogni notte al ricerca del piatto mancante, finché un monaco buddista (chiamato dal daimyō terrorizzato e dispiaciuto dopo essere venuto a conoscenza della sorte della ragazza) al momento giusto griderà, jū (ovvero dieci). Il fantasma soddisfatto per aver trovato il piatto mancante ringrazia il monaco e sparisce. Tutt’oggi esiste un pozzo nei pressi del complesso che porta il nome di Okiku, proprio legato a questa leggenda.
Mentre un’altra leggenda, chiamata Ubagaishi racconta che Toyotomi Hideyoshi finì le pietre quando stava costruendo castello a tre piani. Un’anziana donna venuta a conoscenza del suo problema gli donò la propria mano mancina. Da quel momento le persone che venivano a conoscenza della storia, ispirate da quel gesto, incominciarono ad offrire pietre a Toyotomi Hideyoshi, che accelerò così la costruzione del castello.
Himeji-jo è apparso in diverse pellicole cinematografiche, anime e manga, inoltre l’icona dell’emoticon giapponese che raffigura un castello giapponese in varie app è ispirata proprio da questo castello.

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